Dammi il tuo iOs e ti dirò chi sei. Potrebbe suonare così un nuovo, immaginario ma non troppo, slogan riferito ai prodotti della Mela. Eh sì, perché a quanto ha recentemente dimostrato Jonathan Zdziarski, meglio noto negli ambienti hacker come NerveGas, tutti i device e le soluzioni informatiche sfornati da Cupertino sarebbero affetti da una delle più grandi backdoor in circolazione nella Rete; quel che è peggio, è che quest’ultima sarebbe stata appositamente creata dai tecnici dell’azienda di Tim Cook, con l’obiettivo di garantire il funzionamento degli strumenti di diagnosi e, forse più verosimilmente, per connivenza con la Casa Bianca in merito all’arcinoto programma Prism. Di fatto, però, attualmente oltre 600 milioni di apparecchi dotati del sistema operativo iOs sono pronti, con un semplice comando, a raccontare tutto a proposito del proprietario: rubrica telefonica, compresi i contatti cancellati, lista dei luoghi visitati tramite localizzazione con Gps, foto scattate e tanto altro. Il buco si aprirebbe sottraendo una delle chiavi di protezione impiegate dal dispositivo nel momento dell’interconnessione con un altro device, Pc o periferica. Colta in fallo, Apple ha subito minimizzato i rilievi, sottolineando come esista già, all’interno del proprio stesso Mac App Store, una app atta a fermare il bug.
Da parte nostra, è la dimostrazione di come il cloud computing, alla prova dei fatti, sia molto meno sicuro di quanto ci venga raccontato.